Ecco cosa fanno i parlamentari al lavoro!

Nutrie, gelati, cavalli e musicoterapia: chi rimprovera ai parlamentari di avere tanti difetti, sicuramente non può accusarli di avere scarsa fantasia. Nel corso della XVI legislatura (2008-2013) tale e tanta è la mole di proposte e disegni di legge che non basterebbe un saggio per raccontare quanto siano molteplici gli interessi di deputati e senatori: si va dall’ippoterapia all’istituzione della Regione Romagna, passando per la difesa del gelato e la “tristezza degli agrumi”.

IPPOTERAPIA E STERMINIO DEI PICCIONI – Che la nostra economia avesse bisogno di una cura da cavallo è un dato accertato. Anche in Parlamento a qualcuno devono essere fischiate le orecchie, all’inizio della crisi economica, nel 2008. Una panacea equina che deputati e senatori prevedevano necessaria, con la sola eccezione che gli italiani non andassero curati “da” cavalli, ma “con” i cavalli. Ippoterapia, terapia per mezzo del cavallo, Tmc: chiamatela come volete, fatto sta che nel corso della XVI legislatura i disegni di legge riguardanti questa particolare forma di cura ludico-sportiva sono stati i più gettonati. A cominciare dal disegno di legge n.58, presentato al Senato da Antonio Tommasini (Pdl), un vero fan del metodo introdotto in Italia nei primi anni Settanta: “L’ippoterapia ha il pregio di migliorare gli aspetti relazionali, comportamentali, socio-affettivi ed emotivi, di acquisire la coscienza del proprio schema corporeo, di accrescere il senso di responsabilità e di autostima al fine di sviluppare l’autonomia del paziente”.

LE ALTRE PROPOSTE – E così anche tutte le altre proposte, rigorosamente bipartisan, che chiedono di far uscire questa disciplina dalla nicchia istituzionalizzandola. Che è modo più elegante di consigliare agli italiani di darsi all’ippica, sport che associa alle nobili origini straordinarie virtù terapeutiche. Le proposte di legge di iniziativa parlamentare riguardano spesso il mondo animale, ma non sempre in versione ambientalista, anzi. Particolarmente odiose, per molti onorevoli, risultano le nutrie, ovvero quei roditori che popolano parecchi fiumi italiani. Il Myocastor coypus, ad esempio, non va proprio giù al deputato del Pdl Luca Bellotti, che auspica una vera e propria soluzione finale per risolvere il problema del sovrappopolamento: “Al fine di bloccare l’incontrollata riproduzione delle nutrie, le Regioni possono predisporre piani di abbattimento che prevedano l’utilizzo di metodi finalizzati alla selezione delle stesse”.

I PICCIONI – Uguale destino meriterebbero i piccioni, portatori di “gravi pericoli all’incolumità pubblica”, secondo quanto scrive un gruppo di deputati nella proposta di legge che ha come prima firmataria la leghista Giovanna Negro. Diverso l’atteggiamento per quanto riguarda gli amici storici dell’uomo, cani e gatti: proposte in tal senso mirano a proteggerli dal finire – in maniera subdola – sulle spalle di qualche dama convinta di aver comprato un ermellino.

IL GELATO DI STATO – Chi, invece di cavalcare o andare al parco a far giocare il proprio bulldog preferisce – altrettanto bucolicamente – mangiare, pu� consolarsi con numerosi disegni di legge che mirano a tenere alta la bandiera della gastronomia italiana.
A partire dal dessert, con la proposta di legge n.4683, 12 ottobre 2011, a firma del deputato Gaetano Nastri (Pdl): “Disposizioni per la tutela e la promozione del gelato tradizionale italiano”. Un testo completo, che non si propone solamente di risolvere “un problema di grande attualità alla luce dell’evoluzione in corso nel mercato del settore”, ma anche di “promuovere adeguatamente il lavoro di quei gelatieri artigiani che mantengono l’utilizzo di materie prime e di tecniche tradizionali”.

LA RICETTA IDEALE – E dunque ecco, in precisi allegati, la ricetta ideale del gelato italiano: “Nel caso di gelato di crema all’uovo la percentuale minima di tuorlo d’uovo prevista in ricetta e utilizzata deve rappresentare almeno il 6% in peso”. E per gli amanti del gelato al limone: “E’ necessario prevedere in ricetta l’impiego di almeno il 15% in peso di agrumi o il 30% di altra frutta”.

OLI, VINI E CASTAGNE - Oli, vini e castagne godono di altrettanto credito: “Norme sulla qualità e la trasparenza della filiera degli oli di oliva vergini” (S.3211), “Norme per la promozione delle attività turistiche legate al vino piemontese e istituzione delle strade del vino piemontese e delle tipicità enogastronomiche locali’ (C.4342) e “Disciplina degli itinerari turistici denominati percorsi delle castagne” (C.4645) vanno in tale golosa direzione. La proposta più poetica del settore è sicuramente quella che viene incontro alle aziende agricole “danneggiate dal virus della tristezza degli agrumi” (C.1187), che non riguarda la malinconia dei mandarini ma un virus che attacca le piante e le fa rapidamente morire. Per chi ha un animo più casereccio, dal deputato bolognese del Pd Marco Beltrandi arriva la proposta di legge per la “valorizzazione e la promozione della sfoglia emiliano-romagnola” (C.1058).

LA RISTORAZIONE – Poi c’è la più generica “tutela della qualità della ristorazione italiana nel mondo”: lo sviluppo di tale settore, scrive nella sua proposta di legge (C.122) il deputato Giuseppe Angeli (Pdl), “è avvenuto in modo disarmonico”. Una situazione insostenibile, per il politico nato in Abruzzo ma eletto in America Meridionale, che propone la tutela della ristorazione italiana nel mondo attraverso l’introduzione di regole ferree per i gestori all’estero, quali la cittadinanza dei cuochi, una non meglio precisata “esperienza minima di cinque anni nell’arte della cucina regionale” e il made in Italy dei prodotti utilizzati. Non mancano le proposte che abbinano arte e gastronomia: su tutti l’onorevole Elisabetta Rampi del Pd, che chiede l’istituzione del “Museo dei prodotti agro-alimentari del riso e del formaggio gorgonzola” (C.1715).

LA REGIONE ROMAGNA – Se il bolognese Beltrandi vuole promuovere la sfoglia emiliano-romagnola, il suo collega (e concittadino) Gianluca Pini (Lega Nord) pensa più in grande e mira a promuovere l’istituzione di una nuova Regione, la Romagna (C.176). E se la letteratura sull’argomento insegna che ogni popolo che si rispetti (i romagnoli, in questo caso) ha una sua lingua, lo stesso Pini chiede, in un’altra proposta (C.178), che lo Stato tuteli il patrimonio linguistico romagnolo e le sue varianti locali. Anche attraverso – ed ù sempre il deputato del Carroccio a chiederlo – l’istituzione di un’università degli studi della Romagna (C.180).

IL PRINCIPATO DI SALERNO – Sulla scia di Pini anche il deputato del Pdl Edmondo Cirielli, che ha chiesto l’istituzione del Principato di Salerno (C.4230). L’onorevole, che è anche presidente della Provincia, ha motivato così: “Quando, a suo tempo, si identificò quale Campania il territorio regionale che ancora oggi è a noi ben noto, si prese in prestito un termine che, in realtà, connotava sul piano storico soltanto la piana del Volturno che circondava la città romana di Capua: ossia quell’area meglio conosciuta, dall’alto medioevo fino ad oggi, con l’accezione di Terra di lavoro. Si potrebbe a pieno titolo obiettare, quindi, che la soluzione adottata allora si riferiva soltanto a una parte dell’intero territorio regionale e non riguardava affatto, ad esempio, l’estesa provincia di Salerno”.

LA CORTE DI CASSAZIONE – A dicembre 2011 però la Corte di Cassazione ha dichiarato “illegittima” la richiesta di referendum avanzata dall’ente guidato da Cirielli, spezzando così il suo sogno autonomista. Più classico, ma rilevante per la prestigiosa firma che accompagna il testo, il disegno di legge sul diritto all’autodeterminazione della Provincia autonoma di Bolzano – Land Sudtirol (S.218). E’ stato infatti l’ex presidente della Repubblica Francesco Cossiga a chiederlo, nell’aprile del 2008. In mezzo a tanta voglia di indipendenza si trovano anche sprazzi di patriottismo, musicali più che altro: numerose infatti sono le proposte e i disegni di legge miranti a riconoscere per legge “Fratelli d’Italia” di Goffredo Mameli come inno ufficiale del nostro Paese.

LA PROPOSTA N. 284 - Come la proposta n.284 a firma di un gruppo di deputati del Pd: “E’ di particolare significato la circostanza per cui l’inno, che ha dato voce e rappresentazione simbolica all’Italia, sia nato dalla creatività e dall’idealismo di un giovanissimo poeta che credeva e si batteva per un futuro migliore, tanto che, nel tramandarne il ricordo, Garibaldi lo inserì tra quei giovani che riconciliano con l’umana famiglia”. Il deputato del Pdl Basilio Catanoso, invece, si preoccupa per le salme di Vittorio Emanuele III e di Umberto II, sepolte rispettivamente in Egitto e in Francia, e chiede al Parlamento l’autorizzazione alla sepoltura dei corpi degli ultimi Re d’Italia nel Pantheon romano (C.1892).

L’ALBO DEI PIZZAIOLI – I re avranno (forse) il posto che meritano, ma i pizzaioli?
I sommelier? Gli statistici? Gli ex pugili? Per non parlare dei nuovi arrivati, i musicoterapeuti e gli onicotecnici (ovvero i tecnici delle unghie): quando verranno riconosciute le loro professionalità? Andiamo con ordine. Abbiamo visto come sia difficile – ma doveroso – certificare le dosi che fanno un buon gelato e di conseguenza tutelare i mastri gelatai. Più arduo sarà riuscire a inquadrare ciò che fa di un pizzaiolo un buon pizzaiolo, con il bollino. Il senatore Giovanni Legnini (Pd) ci ha provato, con un disegno di legge (S.68) che mira dritto al riconoscimento di un mestiere antico, prettamente italico: “Attualmente la figura professionale del pizzaiolo non trova una specifica regolamentazione sia sotto il profilo del riconoscimento di tale qualifica professionale, sia in ordine al percorso formativo da seguire”.

LA LACUNA RIEMPITA – Per rimediare a quella che reputa una “lacuna”, il senatore sforna pochi articoli: un attestato di competenza, che può essere rilasciato esclusivamente da parte delle associazioni nazionali di pizzaioli; una distinzione tra coloro che già esercitano la professione di pizzaiolo da almeno due anni, e coloro che aspirano a diventare pizzaioli (che dovranno sostenere una sorta di praticantato); un registro dei “veri” pizzaioli da tenere presso il ministero dello Sviluppo economico. Come loro i sommelier, che è mestiere più di nicchia, ma affascinante: il disegno di legge n.720 (a firma del senatore Pdl Pierfrancesco Gamba) si propone di disciplinare la professione, con tanto di albi provinciali ed esami di abilitazione.

LA CURA DELLE UNGHIE – Curare le unghie è importante come mangiare, su questo sono d’accordo tutti, destra e sinistra. E siccome l’abusivismo è sempre in agguato in tutte le professioni, anche le estetiste (e di conseguenza gli esperti di unghie, gli onicotecnici) meritano protezione da parte dello Stato per trasformarsi da “artigiani in professionisti” (C.3951, primo firmatario il leghista Alessandro Montagnoli). E quindi avere tutti i crismi del professionismo, albi, corsi di aggiornamento, sanzioni disciplinari. Per salvaguardare – sottolineano i deputati del Carroccio – l’intera categoria e soprattutto “la salute del cittadino”. Altrettanto importante per il benessere degli italiani, anche la musica trova estimatori in Parlamento. Il deputato Domenico Scilipoti, ad esempio; sua la proposta di legge per disciplinare la musicoterapia e istituire la figura professionale del musicoterapista (C.3761).

Gli statistici non staranno simpatici agli amanti di Charles Bukowski (“Non mi fido molto delle statistiche, perché un uomo con la testa nel forno e i piedi nel congelatore statisticamente ha una temperatura media”, disse lo scrittore statunitense), eppure qualche estimatore in Parlamento sembrerebbero avercelo anche loro.
La proposta di legge n.1294 (a firma del deputato Maria Grazia Siliquini, Pdl) chiede di disciplinare normativamente tale professione, “in quanto non vi è campo dove la statistica non porti il suo pregnante contributo per la conoscenza e per l’analisi dei fenomeni”. Capitolo a parte meritano i pugili, o meglio gli ex pugili. Un disegno di legge a firma del deputato di Coesione Nazionale Valerio Carrara (S.350) vuole istituire un vitalizio, una sorta di legge Bacchelli (il fondo per gli artisti in difficoltà) per gli ex frequentatori dei ring nazionali: tra i requisiti un reddito annuo inferiore a 7mila euro e un’invalidità civile superiore al 60 per cento.

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